Waze è un’app nata per il successo, lo si era capito presto. Da zero a 7 milioni di utenti nei primi tre anni di vita, tra il lancio nel 2008 da parte della start up israeliana Waze Mobile e il 2011, quando ancora non molti paesi erano stati mappati in modo completo. A fine 2012 erano già 34 milioni i Wazer, così si chiamano gli utenti dell’app di social traffic. Ora che Waze è disponibile per le piattaforme iOS, Android, BlackBerry e Windows Phone 8 se ne contano poco meno di 50 milioni distribuiti in 190 paesi. Da tre giorni infine, a coronare il successo di questa app, è arrivato il maggiore dei riconoscimenti: l’acquisizione da parte di Google per la notevole cifra di 1.3 miliardi di dollari.
Con Waze gli utenti possono segnalare lavori in corso sulle strade, ingorghi di traffico, pattuglie della polizia, autovelox, incidenti, strade interrotte, tutte informazioni registrate in real-time su segnalazione e poi confermate oppure smentite da altri Wazer. E’ proprio la rapidità di informazioni inviate dovuta alla partecipazione della vivacissima community a differenziare Waze da tutti gli altri sistemi basati su GPS. Anche gli aggiornamenti alle mappe riferiti a attività non dinamiche, come per esempio percorsi alternativi che aiutano gli utenti a raggiungere la meta in meno tempo, in modo sicuro, rifornendosi di carburante nelle stazioni di servizio più economiche, vengono garantiti in un massimo di 24 ore.
L’app in questione è un esempio riuscitissimo di crowdsourcing, e cioè un progetto partecipativo a cui collaborano direttamente volontari e utilizzatori finali esattamente come Wikipedia, che grazie ad un approccio molto coinvolgente e social (con classifiche, punteggi e mini giochi per invogliare a mappare aree scarsamente battute) si caratterizza per livello di diffusione, aggiornamento e utilità in costante crescita.
Essendo gratuita l’app Waze fino ad oggi ha potuto guadagnare solo vendendo banner pubblicitari, ma da un anno a questa parte ha visto battersi per il suo acquisto tre dei colossi mondiali dell’economia: in un primo momento Apple e Facebook, e ora Google che con questa somma da capogiro è riuscita nell’intento.
Online si sprecano le supposizioni sulle motivazioni che hanno spinto big G a investire in Waze, fra le ipotesi più accreditate:
La difesa del territorio: I massimi rivali di Google faticheranno a trovare strumenti legati alle Maps capaci di superare quelli ora in possesso della società di Mountain View (Google Maps + Waze).
Eccellenza: Già le mappe di Google disponevano di un indicatore di traffico, ora con Waze quest’area fino ad ora non da molti sfruttata diventerà un punto di riferimento di massima attendibilità.
La community: Google Plus sta diventando il fulcro di tutte le attività di Google e una community attiva e ricca come quella di Waze farebbe gola a qualsiasi Social Network.
Business Local: lungo le strade di Waze non tarderanno a fiorire attività commerciali e suggerimenti per gli acquisti.
So.Lo.Mo.: Le implementazioni che nel corso del tempo sono state introdotte all’app Waze hanno dato vita ad un progetto fortemente orientato al cosidetto So.Lo.Mo (in grado cioè di sfruttare le dinamiche del Social, Local e Mobile), ora con la probabile integrazione di Waze con Google Maps e Google Plus tale sinergia andrà a perfezionarsi per offrirci, si spera, uno strumento davvero insostituibile per il nostro viaggiare.
Verso il futuro: Se sono già realtà sia i Google Glasses (che grazie alla realtà aumentata aggiungono informazioni a quanto oggettivamente presente, anche sulle strade), che la Google Car (l’auto che, attraverso sensori e dati inseriti, guida senza necessità di un conducente), allora il nostro modo di viaggiare sicuri, veloci e risparmiando denaro e tempo sembra essere un obiettivo perseguibile, e pare anche che Google non si voglia lasciar sfuggire nessuna “strada” per raggiungerlo.