The Inbounder Global 2018 raccontato da TITANKA!

The Inbounder Global 2018 raccontato da TITANKA!

Dopo l’entusiasmante esperienza di due anni fa, anche quest’anno TITANKA! ha inviato Jenny Mina, responsabile del reparto SEO, in Spagna per partecipare a The Inbounder, una conferenza internazionale sulla SEO e il Digital Marketing. L’evento vede ogni anno salire sul palco esperti provenienti da tutte le parti del mondo per portare la loro conoscenza e le loro visioni sul futuro del Digital Marketing. Ecco il racconto di ciò che è successo durante il primo giorno!

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Il primo giorno a The Inbounder 2018: gli speech della mattina.

Un nuovo ed efficiente centro congressi nella zona fieristica di Madrid ha fatto da cornice a questi due giorni colmi di novità!

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È il padrone di casa, Gianluca Fiorelli, a dare il via alla prima giornata con un intervento relativo alla “ricerca visual” sui motori di ricerca Google e Bing, un settore sempre più in crescita. Il suo intervento è corredato da tanti consigli per gli addetti al settore che vogliono sfruttare al 100% le potenzialità degli strumenti di Google e Bing: alcuni consigli ancora validi, come, ad esempio, l’ottimizzazione dei nomi dei file e degli alt tag, accompagnati da nuovi consigli come l’utilizzo di foto di alta qualità, ottimizzate, ma soprattutto uniche e reali, NON acquistate dai siti di foto stock.

Dopo Gianluca, è la volta di Aleyda Solís, una splendida conferma anche in questa edizione di The Inbounder. Il suo è un intervento meno tecnico e più organizzativo, incentrato sulla creazione di un ottimo team di esperti, elemento che può davvero fare la differenza in un progetto dedicato alla SEO e alla promozione sui motori di ricerca.

Melanie Deziel è l’ultima relatrice prima della pausa di metà mattinata. Giornalista americana, Melanie spiega come i brand dovrebbero comunicare ai propri potenziali clienti tramite i canali di promozione attualmente disponibili. Difatti, molto spesso le aziende scelgono cosa mostrare di sé ai clienti, anche quando è evidente che gli argomenti a cui i clienti sono interessati sono ben altri, a volte anche argomenti scomodi per l’azienda. Sono 5 i modi con cui si può comunicare il brand per differenziare la comunicazione e rendere “speciali” i prodotti:

  1. Insegnare qualcosa: video DIY o tutorial “Come fare a”, studi accurati, con video e foto “behind the scene” che mostrino la storia dell’azienda ed eventuali collaborazioni con altri brand;
  2. Affidarsi a fonti rispettabili: diversificare le risorse dello storytelling aziendale, raccontando esperienze vissute, dati di terze parti, collaborazioni con influencer;
  3. Essere unici: primi nel settore, essere migliori, più grandi, differenziarsi, sorprendere e offrire un’esperienza unica;
  4. Creare tensione: dare il via a una serie di domande a cui il prodotto o servizio dell’azienda può rispondere, creare un dibattito e offrire il servizio come soluzione di un problema;
  5. Creare una connessione umana: parlare in modo umano al potenziale pubblico, tramite immagini che rimangano impresse nella memoria.
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L’esempio di Melanie Deziel: nessuno ricorda questi dati.
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L’esempio di Melanie Deziel: tutti ricordano queste immagini.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo la pausa caffè, biscotti e tramezzini, una “tempesta” di slide si abbatte sulla seconda metà della mattinata. Marcus Tandler, esperto SEO e consulente, è conosciuto per il gran numero di slide con cui tiene i suoi interventi. In questo caso, ben 361!

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Il Mobile-First è una grande rivoluzione nel mondo della Search e della SEO: i grandi passi in avanti che si stanno facendo – basta citare ben 4 miliardi di pagine AMP e 2,5 milioni di siti che sfruttano questa tecnologia – e il fatto che si sta studiando un unico metodo di pagamento veloce e rapido da mobile, sono segnali che il mobile è una vera svolta tecnologica. Grazie al mobile, si fa strada un’altra grande rivoluzione, la ricerca vocale. Al momento la ricerca vocale non ha risultati ad essa dedicata, ma si basa sui risultati che desktop e mobile offrono all’utente. Raggiungere l’agognata “Posizione Zero” (la posizione che viene letta dagli assistenti vocali) è come raggiungere il Santo Graal ed è il risultato a cui dobbiamo puntare, al momento.

Si parla, poi, di un argomento molto attuale con Bas Van Den Beld: le Fake News. Il web ha amplificato la facilità con cui esse riescono a diffondersi e l’intelligenza artificiale costituirà un ulteriore aiuto al dilagare delle fake news, grazie alla facilità di manipolazione di audio e video nel futuro. In parte, la creazione di fake news e la loro diffusione a macchia d’olio è dovuta anche alla grandissima necessità di publisher e giornalisti (ma anche di influencer e blogger) di ricevere click, promozione e pubblicità. Bas prosegue parlando della differenza tra le varie fake news, portando esempi che vedono sempre la stessa dinamica: contenuti parziali, privi di fonti, ma verosimili. Il suo consiglio è quello di educare il prossimo (soprattutto i bambini) a capire cos’è una fake news e a saper distinguere tra notizie false e notizie reali.

Talia Wolf pone i marketer davanti a una verità che, a volte, viene dimenticata: il processo di acquisto delle persone non è sempre ragionato, ma spesso è una scelta di cuore. Questo significa che i funnel ipotizzati per i potenziali clienti potrebbero non essere in linea con il reale processo di acquisto.

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Quello che si sta facendo oggi è ottimizzare un processo legato ai dati, dimenticando spesso che parliamo di e con persone: non sempre è il colore del pulsante “Acquista Ora” a fare la differenza nelle vendite, ma sicuramente fornire agli utenti una ragione per acquistare da noi può fare la differenza! Il processo di creazione di landing page e/o di pagine persuasive si deve basare sul perché il nostro prodotto o servizio debba essere acquistato: la leva per convincere l’utente che proprio noi offriamo il servizio o i prodotti migliori rispetto agli altri è spiegare in maniera chiara quale problema potrà risolvere grazie al nostro prodotto o servizio. Ricorda sempre: noi raggiungiamo i nostri obiettivi, solo se lo fanno anche i nostri clienti!

Successivamente Ricardo Tayar si concentra sull’usabilità dei siti web: molto spesso i marketer prendono in considerazione solamente i dati raccolti tramite gli strumenti di analisi, perdendo di vista l’usabilità del sito web. A supporto di ciò, Ricardo mostra molti video di utenti che, alle prese con siti mobile o con applicazioni, non sono riusciti a compiere alcune azioni molto semplici, come acquistare il prodotto, navigare il sito in tutte le sue parti o far funzionare un’applicazione. Nei video di esempio alcune persone impiegavano fino a 20 minuti per capire come acquistare un prodotto e tutto ciò semplicemente perché il sito web non era usabile! Un intervento prezioso per ribadire quanto sia importante l’usabilità del sito internet per aiutare gli utenti a compiere delle azioni.

Il primo giorno a The Inbounder 2018: gli speech del pomeriggio.

I lavori del pomeriggio proseguono con Cindy Krum, una vera e propria Evangelist, tra le voci più autorevoli quando si parla di Mobile Marketing. Nel suo intervento, Cindy si focalizza sui cambiamenti di Google, che sta iniziando a organizzare le fonti per entità (attraverso anche il Knowledge Graph) e sta man mano abbandonando l’organizzazione tradizionale tramite “link”.

Google ha impiegato più di 2 anni prima di mettere a sistema il “mobile-first” per assicurarsi che ogni suo strumento (tra cui Google Home) potesse lavorare in maniera perfetta: ed è proprio grazie al mobile-first e alle entità che ogni strumento di Google sa come rispondere alle esigenze degli utenti, in base al dispositivo utilizzato per le ricerche. Il brand diventa quindi più forte del dominio: bisognerà lavorare sulla brand identity e non sul dominio.

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Dopo Cindy, Jono Alderson di Yoast ci rassicura – per così dire – con un intervento dal titolo “Digital Marketing is dead”. Secondo Jono, le aziende devono abbandonare l’idea di comunicare solo attraverso i propri canali e iniziare a sfruttare le piattaforme sociali, luoghi dove le persone amano stare, per comunicare con i loro clienti.

Anche la comunicazione deve cambiare: non più comunicare per vendere, ma per entrare in sintonia con l’utente e dimostrare di essere sulla sua stessa lunghezza d’onda. Ciò porterà l’utente a scegliere la nostra azienda nel momento in cui si arriverà all’intento d’acquisto. Un esempio pratico? Nivea e Procter&Gamble non vendono i propri prodotti sul sito, ma condividono la visione aziendale per influenzare l’utente PRIMA di un acquisto.

Questa “influenza” deve avvenire prima dell’acquisto per un motivo molto valido: una ricerca tramite assistente vocale o un acquisto tramite chatbot NON prevede nessuna interferenza da parte delle canoniche pubblicità, bensì uno studio da parte dell’assistente di un pregresso processo di ricerca o di intenti. Non esisterà più, quindi, il “funnel” come lo conosciamo oggi e, se non saremo pronti a questa rivoluzione, rischieremo di fallire.

La giornata prosegue con un po’ di “orgoglio di casa”: l’italiana Valentina Falcinelli di Pennamontata parla del tono di voce da utilizzare con i clienti. Quando non si può utilizzare la voce né i gesti, è solo la scrittura che trasmette il tono della comunicazione aziendale.

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Samantha Noble prosegue con una illuminante panoramica sulle strategie che le aziende possono attuare per la promozione a pagamento all’interno dei due top player del momento: Google AdWords e Facebook Ads. La crescita di investimenti in promozione nel corso del 2018, infatti, riguarderà principalmente questi due canali.

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Il segreto per riuscire a profilare un utente, trasformarlo in acquirente e, successivamente, in cliente fidato è quello di “colpire” con la promozione ogni fase del funnel. Instagram Stories, post promozionali e video su Pinterest, risposte ad eventi su Facebook, pubblicità nel marketplace di Facebook, utenti simili nelle promozioni su Google: questi sono solo alcuni degli strumenti per farsi conoscere e colpire gli utenti all’inizio del funnel. E proseguire poi così, per ogni step del processo decisionale dell’utente, con strategie mirate e attività a pagamento.
Ricorda: una vendita può avvenire anche dopo 6/8 approcci, non bisogna abbattersi se le campagne di awareness non funzionano; non sono quelle a dover convertire, bisogna lavorare su tutto il processo decisionale successivo.

A chiudere la prima giornata di interventi è Krista Seiden con uno speech legato alla misurazione delle strategie di crescita. Le strategie di crescita, infatti, a differenza del digital marketing, non lavorano solo sui primi due livelli dei funnel, ma su tutto il processo. Secondo Krista è importante prevedere il tracciamento dei risultati a qualsiasi livello, tramite gli strumenti più appropriati per ogni momento del funnel. Fondamentale anche il tracciamento della compilazione dei moduli presenti sul sito, per capire dove i clienti si “inceppano” e rendere più scorrevole la compilazione.

La prima giornata di lavoro si è così conclusa: una lunga carrellata di interventi, slide, esempi, tool e importanti aggiornamenti hanno reso questo primo giorno ricco di spunti e contenuti su cui lavorare fin da subito. Mi dirigo verso il centro città per qualche scatto serale di Madrid e una cena, prima di rientrare in hotel, riordinare le idee e prepararmi per il secondo giorno.

Ti è piaciuto il resoconto della prima giornata di The Inbounder fatto dalla nostra Jenny Mina? Torna a trovarci per leggere la seconda parte del racconto! Nel frattempo, se vuoi mettere alla prova quello che abbiamo imparato, chiedici una consulenza!

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