Riflessioni, dati e scenari sul prossimo futuro, parola di Leopoldo Gasbarro.

Riflessioni, dati e scenari sul prossimo futuro, parola di Leopoldo Gasbarro.

 

Sia per chi non era presente, sia per chi lo era ma vuole rivivere le sensazioni positive della serata Scenari 2021 (qui l’articolo dedicato), riportiamo l’intervento integrale dell’ospite Leopoldo Gasbarro che ha dato la sua visione sul momento che stiamo vivendo e una prospettiva sul futuro da un punto di vista sociale, psicologico ed economico.

Leopoldo Gasbarro è il direttore del magazine Wall Street Italia e dei canali di web finance del Gruppo Triboo Spa, nonché collaboratore de Il Giornale e del Sole24Ore.

 

Vista la platea di albergatori e imprenditori inizierei subito definendoli eroi, li ho sempre considerati tali ancora prima del caos in cui stiamo vivendo perché fare l’imprenditore in questo paese non è un lavoro per tutti.

Che cosa succederà al mercato turistico ma in generale all’economia italiana dopo questo periodo di pandemia.

In questo frangente posso dare un quadro generale fermo restando che si tratta di un quadro in continuo divenire, in continua trasformazione con degli orientamenti che però a mio avviso sono abbastanza chiari. Quello che stiamo vivendo è un’accelerazione violentissima nella direzione della tecnologia e di un mondo completamente nuovo rispetto a quello in cui vivevamo soltanto 8 mesi fa. Credo che in pochi si stiano rendendo conto della veloce e profonda trasformazione a cui stiamo andando incontro a prescindere da quando finirà.

Su una cosa siamo certi: le pandemie finiscono. L’ultima del 1918 è finita senza che nessuno intervenisse, nel senso che non ci sono stati vaccini né cure particolari.

Vi faccio vedere una chicca, il poster che il comune di Milano nel 1918 ha pubblicato per avvertire la popolazione delle precauzioni igieniche da adottare contro l’influenza spagnola: si parla di distanziamenti, mascherine e igiene alle mani. Non è cambiato niente, nonostante siano passati più di 100 anni.
Non dimentichiamo che in quel periodo uscivamo dalla prima Guerra Mondiale, nonostante tutto, nonostante il malessere e il periodo difficilissimo le persone hanno affrontato una pandemia durata 4 anni che in 4-5 ondate è praticamente scomparsa.

Rispetto al 1918 ciò che è cambiato è appunto la velocità di trasformazione. Viviamo in un periodo storico in cui abbiamo tecnologia e investimenti sulla medicina (solo in Europa negli ultimi 6 mesi sono stati investiti sulle aziende farmaceutiche 114 miliardi, cioè la metà di quello che l’Italia sta aspettando per ciò che riguarda il Recovery Found). Immaginate il giro d’affari e la velocità che si sta cercando di trovare anche per la soluzione della pandemia dal punto di vista sanitario.

In ogni caso, al di là del se e quando troveranno un vaccino, che cosa succederà dopo? Prendiamo la storia: dopo la pandemia di Atene nel 430 a.c., dopo quella di Giustiniano 600 d.c., e dopo la peste nera e quella del Medioevo, in tutti i casi c’è sempre stato un boom economico. Basta ricordare i Fantastici anni ’20!

Ma perché avviene questo? In fin dei conti lo comprendiamo anche con quanto è successo nell’estate appena trascorsa. Dopo aver trascorso 3 mesi chiusi in casa abbiamo assistito a un veloce riempimento delle strutture turistiche. La gente aveva voglia di uscire, di ritrovare sé stessa e spingersi anche un po’ oltre rispetto a quello che avrebbe fatto in una situazione normale.

La stessa velocità la vivremo prossimamente nella ripresa quando tutto questo sarà finito.

Vi do un numero per capire quanto siamo fermi e congelati in questo momento: i risparmi dei cittadini europei (quelli tenuti in conto corrente e non quelli investiti) a gennaio 2020 erano pari al 13% del PIL europeo, oggi siamo al 26%: significa che la gente non solo risparmia il triplo, ma non investe più, non fa più niente, solo il minimo indispensabile. La prima cosa che faremo quando tutto questo sarà finito sarà vivere completamente, anche sopra le righe, le nostre vite. E sinceramente, non vedo l’ora.

Qual è riflesso sul mercato turistico determinato da questa situazione alla luce anche delle informazioni che arrivano dai media.

Per rispondere a questa domanda guardo al mondo del calcio, sappiamo di calciatori che si sono ammalati di Covid ma nessuno che sia finito in ospedale a dimostrazione che la viralità non è un argomento della comunicazione. Non si parla mai della salute dei calciatori ma solo del protocollo da adottare prima e durante le partite.

Il protocollo è così importante da essere sufficiente per fare fronte alla pandemia: se stiamo attenti nello stesso modo in cui si stava attenti nel 1918, come segnalato nel manifesto dell’influenza spagnola, possiamo superare la crisi. L’importante è non farci condizionare psicologicamente da non poter vivere le nostre vite.

Tutto questo comunque passerà, non so quanti di voi si ricordano informazioni sui libri di storia sulla pandemia del 1918. Nessuno perché non ce ne sono mai state.

Non era forse abbastanza importante? Certo, sono morte 50 milioni di persone nel mondo. Quindi? Le cose negative tendiamo a dimenticarle più in fretta di quelle positive, o a giocarci addirittura: nella nostra mente cancelliamo le immagini, cancelliamo anche la storia.

Cosa succederà tra uno o due anni? Io sono convinto che questa cosa che stiamo vivendo la schiacceremo prima, non tanto con i vaccini ma sicuramente con le terapie. Infatti molte delle persone che finiscono all’ospedale oggi sono curate in tempo reale e molto meglio rispetto all’inizio dell’anno.

Una dimostrazione ulteriore che la psicologia che ci condiziona gioca un ruolo fondamentale in questo momento.

Dobbiamo imparare a usare la nostra testa perché come diceva un mio amico, gestore di fondi comuni di investimento, “i numeri, se li strizzi, ti dicono sempre quello che vuoi”.

Il mio consiglio quindi è di informarsi meno e leggere di più, soprattutto libri di storia che ci aiutano capire come comportarci e come vivere meglio anche in situazioni difficili e la nostra è una situazione difficile. Credo che andremo incontro a 5 o 6 mesi abbastanza complicati per via della sovrapposizione della paura della pandemia con l’influenza normale o il semplice raffreddore. Oggi se qualcuno starnutisce lo guardiamo tutti come se fosse un appestato.

Se ipoteticamente abbiamo fatto dei passi in avanti nelle cure a prescindere dal vaccino, secondo questo ragionamento possiamo aspettarci un orizzonte temporale della fine dell’inverno per una maggiore serenità oppure ritieni sia troppo presto?

Sono convinto che dovremo stringere i denti fino a marzo purtroppo. Vivremo un momento complicato, ciò significa che potremo fare le cose normalmente come le facevamo prima cercando però di evitare il contatto diretto con tanta gente.

In fondo cosa rappresentano 4-5 mesi di sacrificio rispetto all’asse temporale della nostra vita. Sono convinto che questa pandemia stia accelerando il nostro orizzonte di vita che avremo. Vivremo di maggior benessere, di maggiore attenzione a noi stessi, in un mondo molto più pulito e soprattutto più tecnologico. Proprio la tecnologia ci permetterà e ci sta permettendo di superare tante difficoltà. Tra qualche mese sarà possibile normale avere ad esempio un cliente a New York o a Città del Capo, chi ci impedirà di fare una comunicazione più diretta con una serie di personaggi in giro per il mondo che prima non raggiungevate? Prima per far conoscere la vostra zona ad esempio a New York dovevate utilizzare una cera metodologia, oggi dovrete capire che gli orizzonti si sono ampliati di molto.

L’altra sera ho fatto un evento a cui partecipavano altre 20 persone, nessuno era in presenza ma tutti eravamo seduti intorno ad un tavolo come ologrammi grazie a una nuova piattaforma di Cisco. Non eravamo collegati come un’immagine fissa sul teleschermo ma in 3D e interagivamo come fossimo seduti uno vicino all’altro.

Tutto ciò che sta succedendo attorno a noi abbatte i confini soprattutto per quanto riguarda i concetti, certamente la fisicità non la possiamo trasferire ma potremo avere un paese fondato sulle due cose più importanti che abbiamo: la prima è la forza imprenditoriale, la seconda è il turismo.

Dobbiamo iniziare a pensare di tirare una riga netta su tutte le certezze che abbiamo sempre avuto, su tutti i limiti e cominciare a ragionare su come portare a nostro vantaggio tutto ciò che accade intorno a noi. Liberiamoci dai legacci che abbiamo sempre avuto da tanti punti di vista perché non ci saranno più.

Fonderemo la nostra rinascita sul vantaggio competitivo che abbiamo tutti noi, ovvero vivere in un Paese straordinario che si vocherà ancora di più al turismo. La città ad esempio in cui vivo io (Milano) era una città fondata sul lavoro, dico “era” perché perderà un milione di persone: lo smart working non è più un’occasione ma una trasformazione da un punto di vista operativo.

Il mio editore pochi giorni fa mi ha detto che, tenendo tutti i dipendenti in smart working, ha avuto lo 0% di assenteismo in azienda. Ciò non significa che lo smart working sia la soluzione ma sta cambiando completamente l’approccio al mondo del lavoro che abbiamo visto e vissuto fino a qualche tempo fa.

Milano quindi si ritroverà svuotata di tutta una serie di persone che andavano ogni giorno a lavora o quelli come me che hanno sempre vissuto in una casa in affitto. Io personalmente negli ultimi 8 mesi non ho dormito a casa mia a Milano più di 12 notti e mi sto chiedendo quindi se vale la pena tenere casa e al momento del bisogno andare semplicemente in albergo. Stanno cambiando completamente le dinamiche, è evidente sotto tanti punti di vista.

Tutto questo ci porterà in un’altra direzione quando il Paese potrà votarsi definitivamente alla vocazione principale che ha, cioè quella di valorizzare le sue bellezze. Noi abbiamo una quantità impressionante di attrazioni turistiche che non sfruttiamo. La cultura che noi abbiamo in questo Paese, i bene ambientali, i beni culturali ci rende unici in tutto il mondo.

Questa situazione potrebbe rappresentare un’accelerazione in cui la tecnologia ci aiuta a fare meglio alcune cose ma soprattutto a valorizzarne tante altre. Ci vuole sempre una speranza, ma non bisogna affidarcisi completamente, bensì comprendere quello che sta succedendo e sfruttarlo a nostro favore. Devo orientare le mie scelte e da imprenditore tirare una linea sulle mie certezze, non su quelle positive ma su quelle che erano di impianto, di sviluppo di proiezione e dire: oggi siccome vivo nel mondo della velocità, dell’accelerazione cosa posso fare di diverso? La pandemia passa, tra un mese o un anno, in ogni caso passerà anche più velocemente di quelle del passato per la quantità di investimenti che si stanno facendo.

Consideriamo che il -10/11 di PIL in Italia non lo abbiamo ancora vissuto sulla nostra pelle perché gli aiuti a pioggia che sono stati dati, anche in maniera maldestra, ci hanno fatto respirare un po’ meglio.

In realtà abbiamo vissuto un PIL a -0.5 per gli aiuti che sono arrivati all’economia, dovremo preoccuparci di cosa succederà quando staccheranno la spina degli aiuti al termine della pandemia. Noi viviamo in un Paese in cui è aumentato il debito pubblico a 2.700 miliardi, è aumentata la percentuale del debito pubblico sul PIL del 160%. In questo momento è insostenibile. Se noi non fossimo stati in Europa in questo momento saremmo un Paese fallito. In questo momento l’Europa ci sta dando 400 miliardi di copertura dei titoli di stato italiani che con il rapporto debito/PIL che abbiamo in questo Paese sarebbe già al 25%.

Le stesse banche italiane che stavano uscendo da un periodo di crisi sono state sovvenzionate dalla Banca Centrale Europea che attualmente sta dando più soldi all’Italia rispetto a qualunque altro Paese europeo. È un’Europa che si sta votando per il benessere a partire dal Recovery Found il cui 40% dovrà essere investito per salvaguardare il climate change (quasi 400 miliardi), il resto dovrà comunque essere legato al mondo della sostenibilità. C’è tutto il mondo dell’automotive che sta cambiando: noi vivremo in delle città in cui le macchine saranno completamente elettriche, a guida autonoma, non avremo più problemi di parcheggio.

Quello che ci aspetta è un futuro migliore, usciamo da questa bolla di negatività e usciamo a rimirar le stelle. Tutto quello che sta succedendo, e la storia delle pandemie ce lo racconta, finisce per cancellare più velocemente alcune cose che non funzionavano, poi magari ne arriveranno altre che non funzioneranno, ma molto, moltissimo dipenderà da noi quindi cambiamo il nostro orientamento.

Usciamo dagli schemi, mi viene in mente un’immagine di un giocatore di football americano che ha letteralmente saltato l’avversario a piedi pari. Non solo ha fatto quello che fatto ma prima di poterlo fare lo ha immaginato, ha cambiato completamente lo schema.

Se rimaniamo ancorati nel passato vivremo nel passato e non comprenderemo le dinamiche future. Il mondo nuovo quello che ci aspetta io lo definisco come il mondo della competenza, perché se io voglio arrivare a quel cliente a Città del Capo di cui parlavamo prima, non solo devo avere la capacità di parlare bene le lingue, ma sapere in che modo posso raggiungerli e come posso attrarli, come posso portarli in Italia e cosa possa fargli fare una volta arrivati in Italia. La gente vuole servizi e il mondo sarà migliore se noi lo cambieremo in questa direzione.

Guarda il video dell’intervento durante la serata SCENARI 2021!

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